tremendieventi

lunedì 26 aprile 2010

Quando non ci sarò piu'



C'è solo una cosa più macabra dell'applauso all'uscita del feretro dalla chiesa o dal luogo dove si sono svolti i funerali. E non poteva essere altrimenti. Questa orrenda pratica, infatti, è legata alla diffusione dei social network. Ma è meglio fare un passo indietro. Fino a qualche decennio fa, avvenuto il trapasso, i parenti e gli amici, attoniti, assistevano inermi alla celebrazione dell'ultimo saluto con un composto silenzio. Era un modo per aiutare le persone a pensare alla vicenda terrena di quelli che se ne erano andati, ripercorrendo fasi della vita trascorsa insieme. Magari tra i presenti nasceva il rimorso per non aver detto quella parola in una data circostanza, per non aver fatto quella telefonata in più, per non essere andato a quella festa di compleanno e così via. Poi sono subentrati gli applausi. Si applaudono i morti. Perchè? A me dà quasi l'impressione di una liberazione. E' quasi come se i presenti al funerale dicessero - Bravo! Finalmente te ne sei andato! 
E poi il frastuono dell'applauso non aiuta a pensare, a ricordare. Serve solo a far aumentare il carico di lacrime che ognuno si porta dentro, aumentando la spettacolarizzazione dell'evento. Mi sembra che tutto serva ad accrescere l'audience, a vendere meglio lo spettacolo, ad inserire più spazi pubblicitari. A questa pratica già assurda se n'è aggiunta da pochi anni un'altra: la resurrezione virtuale. Il tempo del silenzio di un individuo su un social network dura meno delle 72 ore che persino Cristo si prese come pausa. Passato questo breve tempo, si è già dischiuso il sepolcro e qualcuno (fratello, moglie, compagno, figlio) è già pronto a farci rivivere in uno dei tanti spazi virtuali. E così vediamo che amici che non ci sono più e di cui serbiamo uno stupendo ricordo, continuano a stringere amicizia, a firmare improbabili appelli per mantenere gratuito questo o quel software o vengono ritratti in foto sorridenti e colorate. Ecco, quando non ci sarò più non voglio né applausi né resurrezioni, mi basterà rivivere nei ricordi delle persone che sentiranno la mia mancanza.


6 commenti:

Anonimo ha detto...

si applaudono i morti perchè magari è una persona importante e gli si vuole dire sei stato un grande! nn per liberazione

Anonimo ha detto...

Si applaude perchè è tutto un grande spettacolo televisivo. Tutti pensano di essere in un reality (o ci sperano) e il silenzio dei pensieri deve essere riempito da una rappresentazione vuota. Il silenzio fa paura, perchè è pieno di pensieri.

Sarà che sembra si stia perdendo il valore profondo dei sentimenti, quello che non ha bisogno di parole né di esibizioni, che non deve passare da Facebook o da un sms, ma che è riposto nelle relazioni concrete e quotidiane, che è fatto di azioni e scelte. E che ha poco o nulla a che vedere con gli applausi.

E infine, mi domando, cosa significa "sei stato un grande"? E una persona piccola, con una vita di piccole cose, relazioni profonde, ma silenziose, normalità, non sarebbe abbastanza importante?

Concordo in pieno con il post. Se dovessi morire domani vorrei rispetto per il silenzio che lascerò. E magari cose buone fatte nel mio ricordo. Gli applausi lasciateli al teatro.

Anonimo ha detto...

sono pienamente d'accordo con te,su tutto.Io sette anni fa ho perduto mio marito dopo 50 anni di felice matrimonio e 60 di conoscenza..Per quattro anni e mezzo gli ho scritto tutti i giorni,a lui però .E' stata la mia elaborazione del lutto ,il mio accettare che non ci fosse,ma era un discorso tra di noi ,non pubblico.

Anonimo ha detto...

L'applauso, orrendo, non era in uso nemmeno per capi di stato e santi. Ora lo si usa per qualsiasi funerale, e si giustifica piu' o meno a seconda dell'importanza del defunto. Visto l'andazzo inarrestabile, sarebbe tollerabile per un eroe, un "martire", una persona defunta nel compimento del suo dovere; avrebbe un senso civico, persino.
Purtroppo e' evidente che segua una grammatica televisiva, evitando lo strano effetto di vuoto e di spaesamento. Lo stesso che rende obbligatorio l'applauso quando un varieta' va o torna in pubblicita' o se entra o esce un concorrente o una valletta.

Antonello ha detto...

Sono perfettamente d'accordo con te.
Ho perso i genitori che avevo 19 anni (ne ho 53 ora), e da allora li ho sempre portati con me, nei miei ricordi. Rivivono nella mia storia non nelle loro che, ahimé, da allora non è più stata.

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo con te su tutto.
Bellissimo post.
Monica